07 novembre 2011

In Bolivia la coca concima la terra


Usando una piccola zappa, il signor Miguel Callisaya butta del compost fresco su un campo agricolo nella regione dello Yungas, in Bolivia. Il sacco di concime organico sfoggia la scritta “Il miglior fertilizzante del mondo”.

Miguel promuove un progetto che mira a trasformare le piante di coca in fertilizzante organico. È molto orgoglioso dei risultati preliminari: grazie a un periodo di prova superato con voti positivi, sembra proprio che la coca sarà usata non solo come stimolante per gli umani, ma anche per le piante.

Secondo i sostenitori del progetto, al mischiare la coca con altra materia organica (come foglie di alberi, avanzi di ortaggi e letame di pollo), si possono produrre circa 23 tonnellate di fertilizzante di coca al mese.

Il signor Callisaya sostiene l'iniziativa non solo per l'aspetto ambientale legato all'uso di sostanze naturali per concimare i terreni, ma anche perché riduce la quota di mercato e i guadagni dei trafficanti di droga.

16 ottobre 2011

Ex bambini di strada gestiscono safari lodge in Tanzania

La piccola città di Arusha è conosciuta come la capitale turistica della Tanzania. Situata vicino al confine con il Kenya, funge da base per molte agenzie che organizzano safari nel Serengeti e dintorni.

Ma quando il sole tramonta su questa  pacifica città, emerge un lato più scuro e triste. I marciapiedi e i viali si riempiono di bambini e giovani ragazzi di strada. Non hanno una casa, non vanno a scuola e vivono ai margini della società. Considerata una minaccia, questa gioventù difficilmente riesce a trovare lavoro e molti ragazzi diventano tossicodipendenti.

La Watoto Foundation ha ideato un modo unico per aiutare i bambini di strada della Tanzania a ricostruire le loro vite e, allo stesso tempo, rafforzare l'industria del turismo. Gestisce il Kiboko Lodge, il primo safari resort di lusso il cui personale è composto solo da ex bambini di strada.

27 settembre 2011

Lampadina a luce solare? Per crearla basta una bottiglia

Nelle baraccopoli di Manila ci sono molte casette che non hanno finestre o punti luce. Per poter svolgere lavori domestici, leggere o altro, le famiglie devono spesso ricorrere all'illuminazione artificiale anche durante il giorno, oppure concentrare tutte le attività di notte. Infatti, gli abitanti delle Filippine pagano le bollette elettriche più care d'Asia, e non tutti possono permettersi consumi elettrici elevati.

Un'idea semplice, ma brillante, sta aiutando migliaia di famiglie a illuminare la casa sfruttando la luce naturale del sole in modo sostenibile ed economico. Basta mettere dell'acqua e un po' di candeggina in una bottiglia (anche vecchia o recuperata dall'immondizia), inserirla in un pezzo di metallo, e poi incastrarla in un buco fatto appositamente sul tetto della casa (spesso di lamiera o legno).

13 settembre 2011

L'arte nelle favelas di Rio: un museo a cielo aperto

Arroccata in alto su una collina, Cantagalo è una delle favelas che si affaccia sul panoramico lungomare di Rio. È caratterizzata da vicoli sinuosi e masse di cemento. Ogni giorno, migliaia di residenti delle favelas si dirigono verso la città, a lavorare in case, negozi, hotel e bar.

Il movimento migratorio è a senso unico. Infatti, gran parte degli abitanti più benestanti di Rio non ha mai messo piede nella Cantagalo. Ma un nuovo e ambizioso progetto sviluppato dalla comunità della favela sta cercando di cambiare la situazione.

L'iniziativa Museu de Favela si impegna a trasformare la bidonville in un'attrazione turistica. Ha creato una galleria artistica a cielo aperto, composta da una serie di murali enormi ed esposizioni fotografiche che coprono una ventina di edifici, il tutto opera di artisti locali.

“Samba, capoeira, funk: quasi tutto ciò che piace alla élite di Rio de Janeiro viene dalle favelas” commenta Sidney Silva, vice-presidente e guida turistica del Museo della Favela. Uno degli obiettivi dell'iniziativa è presentare la storia della comunità urbana e dare una voce ai 20.000 abitanti di Cantagalo.

28 agosto 2011

Ecoturismo in Libano: la foresta di cedri millenari

La Shouf Cedar Reserve è la più grande foresta naturale e protetta del Libano. Con i suoi 2.000 ettari, copre circa il 5% del Paese ed è un’oasi di pace per escursionisti, ciclisti, bird-watchers e per chi vuole scappare dal trambusto di Beirut.

Nel 2005, quest’area è diventata una UNESCO Biosphere Reserve. Da allora sono aumentati i progetti per la promozione del turismo ecologico, rurale e comunitario.

Gli abitanti dei 24 villaggi ubicati all’interno nella riserva vendono ai turisti una serie di prodotti fatti in casa (marmellate, olio e vino) o alimenti raccolti in modo sostenibile nella foresta (miele, erbe e olive).

24 agosto 2011

Primavera araba: il hip hop e le rivoluzioni in Medio Oriente


La musica e le rivoluzioni hanno una lunga storia, ma il hip hop nel mondo arabo no. Eppure, c'è chi lo identifica come una delle forze motrici della cosiddetta primavera araba (insieme ai social media).

“Signor Presidente... siamo diventati come animali... viviamo come cani”

Sono le parole del giovane rapper tunisino El Général (vero nome Hamada Ben Amor), nella sua canzone Rais Le Bled.

Era la fine del 2010 quando El Général, ancora relativamente sconosciuto, ha condiviso su Facebook la sua canzone accompagnata da un semplice video.

Il testo della canzone parla di corruzione, disoccupazione e povertà, puntando il dito direttamente contro l'ex presidente  Zine al-Abidine Ben Ali.



In pochi giorni, la canzone diventa 'virale' e molti manifestanti la cantano per le strade in tutta la Tunisia. A gennaio, El Général viene detenuto e interrogato per 3 giorni dalle autorità tunisine.

13 agosto 2011

Carestia in Somalia: bambino ghanese lancia raccolta fondi

In meno di una settimana, Andrew Andasi è riuscito a raccogliere più di 500 dollari (350 euro) per le vittime della carestia in Somalia. Una somma di tutto rispetto, visto che Andrew è un bambino di soli 11 anni che vive in Ghana.

Lo studente ha lanciato l'iniziativa pochi giorni fa, dopo aver visto in TV le immagini di bimbi e mamme in marcia alla ricerca di cibo in Somalia.

Intervistato dalla BBC, ha dichiarato che il suo obiettivo è di raccogliere 20 milioni di Cedi ghanesi (9 milioni di Euro) durante le vacanze scolastiche estive.

“Dovrebbero partecipare tutti: persone, compagnie, Chiese e altre organizzazioni” ha detto Andrew, che ha anche stampato volantini e adesivi per la sua campagna. La determinazione di questo bambino ha colpito i ghanesi, che lo hanno visto parlare in TV e alla radio.

Per informarsi su come realizzare la sua missione nel miglior modo possibile, si è recato presso l'ufficio del World Food Programme (WFP) dell'ONU in Ghana, dove è riuscito a parlare con il direttore locale. Il primo passo è stato quello di aprire un conto in banca per le donazioni.

Ismail Omer, rappresentante del WFP in Ghana, ha commentato “La sua determinazione è lodevole e lui si dà molto da fare. Quando è venuto a parlarmi della sua iniziativa mi sono emozionato. Spero che possa diventare un buon leader per la sua generazione”.

Buona fortuna Andrew!!!

16 luglio 2011

Turismo comunitario ed eco-sostenibile: l'esempio del Maasai Simba Camp

Il Maasai Simba Camp si trova nel Merrueshi Group Ranch, ai piedi del Monte Kilimanjaro e al lato dell'Amboseli National Park.

È gestito al 100% dai Maasai della zona, che usano i ricavi per sostenere una serie di programmi comunitari. Tra questi vi sono la costruzione e manutenzione di scuole, del centro sanitario del Merrueshi Village, la cooperativa delle donne (Maasai Women Cooperative) e progetti per la conservazione ambientale.

Oltre alle spettacolari e tradizionali esplorazioni della savana in jeep e mongolfiera, i turisti del Maasai Simba Camp possono vivere una serie di esperienze uniche. Alcuni esempi?

Natura: Trekking con le guide per eccellenza, ovvero i guerrieri Maasai in persona, che insegnano a interpretare i versi, le impronte e lo sterco degli animali, a riconoscere le erbe medicinali, a differenziare tra uccelli e animali che girano liberamente nel parco.

09 luglio 2011

Finalmente liberi: è nato il Paese più giovane del mondo

Il Sud Sudan nasce ufficialmente oggi, sabato 09 luglio 2011. Il conto alla rovescia è iniziato alle 21:00 della sera precedente, con migliaia di persone per le strade a festeggiare con tamburi e fuochi d'artificio. A mezzanotte, la televisione ha suonato il nuovo inno nazionale.

Il Sudan, a nord, è stato il primo Paese a riconoscere in modo ufficiale l'indipendenza del Sud Sudan. Si tratta del punto culminante di un processo iniziato con il trattato di pace del 2005 e finito con una lunga e sanguinosa guerra civile, nella quale hanno perso la vita circa 2 milioni di persone.

Tra i dignitari internazionali presenti nella capitale Juba per celebrare l'indipendenza ci sono anche il Presidente Sudanese Omar al-Bashir e il Segretario dell'Onu Ban Ki-moon. Il Sud Sudan è diventato il 193mo Stato a essere riconosciuto dalle Nazioni Unite, e il 54mo Stato membro ONU in Africa.

02 luglio 2011

La squadra dei sari verdi: protezione ambientale in Bangladesh

In un piccolo villaggio del Bangladesh meridionale, mogli, mamme e ragazze hanno deciso di dedicarsi a un nuovo ruolo nella loro comunità: guardiane della Riserva Naturale del Chunati.

Ogni giorno, si vestono con un sari verde e pattugliano la foresta, aiutando le (poche) guardie forestali inviate dal governo. Camminano silenziosamente per gli alberi secolari, cercando e denunciando coloro che svolgono attività illegali nel parco naturale.

Fino a poco tempo fa, questa riserva da 77 km² era stata gravemente danneggiata dal taglio e trasporto di tronchi d'albero, dall'agricoltura e dalla caccia.

Grazie alla partecipazione di questo gruppo di donne e al lavoro congiunto con le autorità, la zona si sta riprendendo: la vegetazione cresce rigogliosa, e si intravedono uccelli selvatici, scimmie, volpi ed elefanti.

15 giugno 2011

Kenya: campo da calcio a energia solare


L'illuminazione a energia solare permette a molti giovani di giocare a calcio di sera e di notte, tenendoli lontani dalle strade pericolose del quartiere povero di Mathare (Nairobi).

Le partite a illuminazione notturna si giocano presso il Mathare Football for Hope Center. Questo centro sportivo è gestito dalla Mathare Youth Sports Association (MYSA), che promuove il calcio come uno strumento per il ripristino ambientale, la formazione manageriale e la prevenzione dell'AIDS.

Le nuove luci, donate da una compagnia cinese, permettono al centro di rimanere aperto per altre 3 ore al giorno, diminuendo l'impatto energetico sia della struttura sportiva che dei giocatori. “Preferisco giocare la sera, quando fa un po' meno caldo” dice un ventunenne alla CNN.

30 maggio 2011

Gesù nelle favelas di Rio

Nella favela Cidade de Deus, una delle più famose di Rio de Janeiro, la prima teatrale della Passione di Cristo è stata un po' particolare.

Invece di avere per protagonista il 'tradizionale' Gesù appeso alla croce, il pubblico del  teatro si è trovato davanti un Figlio di Dio con le treccine rasta, arso vivo in una pila di pneumatici. Si tratta di un tipo di tortura usata dai trafficanti di droga delle favelas, chiamata 'micro-ondas'.

Diretta e scritta da Adilson Dias, “Outra Paixão” (Altra Passione) modernizza il testo biblico, ambientandolo nella realtà delle 150 persone che hanno visto la recita, abituate a vivere in una comunità caratterizzata dal crimine e dalla droga.

22 maggio 2011

I re leone? Il ruggito delle economie africane

Si sente spesso parlare della crescita dei BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) e dello spostamento del potere economico verso l'Asia. Ma la storia di successo degli ultimi 10 anni si trova altrove.

Un'analisi di The Economist (pubblicata all'inizio del 2011) ha scoperto che tra le 10 economie mondiali che sono cresciute più rapidamente, ben 6 si trovano nell'Africa sub-sahariana.

L'unico Paese BRIC nella Top Ten è la Cina, al secondo posto dopo l'Angola. Gli altri 5 'sprinter' (o velocisti) sono: Nigeria, Etiopia, Mozambico e Rwanda, tutti con tassi di crescita dell'8% e oltre. Nei 2 decenni prima del 2000, la classifica era composta da 9 Paesi asiatici e una sola economia africana, l'Uganda.

Tra il 1980 e il 2000, il tasso di crescita del PIL reale dell'Africa sub-sahariana ha registrato una media del 2,4%. Tra il 2000 e il 2010, è salito a una media annua del 5,7%, battendo l'America Latina (3,3%) ma non l'Asia (7,9%). La grande performance dell'Oriente riflette ampiamente il peso della Cina e dell'India; gran parte delle altre economie hanno registrato una crescita più lenta, come Corea del Sud e Taiwan (4%).

Nel corso dei prossimi 5 anni, l'Africa potrebbe passare in vantaggio. Ovvero, l'economia media africana sorpasserà la controparte asiatica.

O almeno dovrebbe. Le economie più povere hanno più potenziale per crescere e recuperare. Lo scandalo è stato che, in passato, il PIL pro-capite africano è diminuito per così tanti anni. Nel 1980, gli africani avevano un reddito medio pro-capite quasi 4 volte più alto di quello cinese. Oggi, i cinesi sono 3 volte più ricchi. La crescita demografica in Africa rallenta l'incremento del reddito pro-capite, anche se quest'ultimo è comunque cresciuto a un tasso annuo del 3% sin dal 2000, quasi due volte più velocemente rispetto alla media globale.

16 maggio 2011

Energia solare e microcredito: l'esempio del Bangladesh

Il Bangladesh ha un serio problema energetico. Circa la metà dei suoi 162 milioni di abitanti non ha accesso all'elettricità.

Grameen Shakti è un'organizzazione locale no-profit fondata nel 1996 per promuovere e sviluppare l'energia rinnovabile nelle zone rurali del Paese.

Uno dei suoi programmi si concentra sull'introduzione dell'energia solare 'femminile' nei villaggi più sperduti.

L'organizzazione insegna alle donne come installare e riparare pannelli solari ed apparati elettrici nelle case e nelle aziende.

“Questo tipo di lavoro ci aiuta a contribuire finanziariamente alle nostre famiglie” commenta l'apprendista Monowara alla CNN, dopo aver installato un pannello solare sul tetto della casa di un abitante del villaggio.

09 maggio 2011

I bambini di Gaza tornano alla scuola musicale di al-Qattan


C'era una volta una scuola musicale a Gaza. Trentun bambini dai 7 agli 11 anni potevano scegliere tra vari strumenti. Gran parte delle 19 bambine imparavano a suonare la chitarra e il piano, mentre molti dei 12 bambini preferivano l'oud (liuto).

Dopo soli 6 mesi di vita, la scuola musicale di al-Qattan è stata rasa al suolo dai bombardamenti israeliani a fine 2008–inizio 2009. Per miracolo, i bambini non erano ancora arrivati alle lezioni, e nessuno ha perso la vita.

Grazie alla leadership del direttore Ibrahim al-Najjar (click qui per audio-intervista con la BBC) e all'aiuto di ONG e gruppi di volontari, l'al-Qattan Music School è stata ricostruita e le lezioni sono riprese nel 2011.

Si tratta di un'iniziativa unica, poiché l'accademia è l'unico posto dove i bambini palestinesi possono imparare la musica nella Striscia di Gaza. Attualmente, 87 bambini frequentano la scuola quasi ogni giorno.

03 maggio 2011

Kenya: comunità trasforma la 'monnezza' in fonte energetica

Ushirika Wa Safi è un'organizzazione locale creata e gestita dalla comunità della baraccopoli di Laini Saba, nel sobborgo di Kibera (Nairobi, Kenya).

Il suo nome in Kiswahili significa “associazione per il mantenimento della nettezza”. La sua missione? Togliere i rifiuti dalle strade e trasformarli in fonte di energia.

Le fogne a cielo aperto e i mucchi di spazzatura sono una cosa diffusa in gran parte dei quartieri degradati del Kenya. Qui, le autorità locali sono spesso invisibili e i residenti devono cavarsela da soli per mantenere un certo livello di nettezza urbana e limitare il rischio di malattie legate all'assenza di servizi igienici.

Ma alcuni cittadini hanno trasformato questa situazione in un'opportunità per realizzare cambi positivi nella comunità.

01 maggio 2011

Yawa: the hope of Ghanaian and African women

Questa è una versione in inglese dell'articolo su Yawa, fondatrice della LLN. Per leggere l'articolo in italiano, cliccare qui.


I  had the pleasure of meeting Yawa in 2004, during a course on democracy and tribalism in Ghana. At the time, I had immediately noticed and appreciated her great personality, wisdom and determination.

In the past few years, Yawa has confirmed herself as a leader in Ghana, both at university level as well as community level. Her passion? Defending and enhancing the role and opportunities of Ghanaian and African women in society and daily life.

She became the first female president of a college-level student government organization in Ghana. In 2007 she was invited to join the Pan-African Network of Emerging Leaders. She was one of the founders and presidents of Women of Ashesi, a support group for university-level women.

Yawa Hansen-Quao passionately defends women's rights and female empowerment. She organizes and promotes workshops about gender stereotyping, AIDS and sexual education. As a member of Toastmasters International, she shares the art of public speaking, helping other women to develop the necessary skills and confidence to become more effective communicators.

28 aprile 2011

Yawa: la speranza delle donne ghanesi e africane

Ho avuto il piacere di conoscere Yawa nel 2004 in Ghana, durante un corso sulla democrazia e il tribalismo in Africa. Già all'epoca avevo notato e apprezzato la sua grande personalità, saggezza e determinazione.

Negli ultimi anni, Yawa si è affermata come una leader sia a livello universitario che comunitario in Ghana, soprattutto per quanto riguarda la valorizzazione del ruolo e delle opportunità delle donne africane nella società e nella vita quotidiana.

È diventata la prima presidente donna di un'organizzazione governativa universitaria in Ghana. Nel 2007, è stata invitata al Pan-African Network of Emerging Leaders. È stata uno dei fondatori e dei presidenti di Women of Ashesi, un gruppo di supporto per le ragazze che frequentano l'università.

Yawa Hansen-Quao difende con passione i diritti delle donne e l'empowerment femminile. Organizza e promuove workshop sugli stereotipi di genere e programmi per la sensibilizzazione sull'AIDS e l'educazione sessuale. Come membro della Toastmasters International, condivide l'arte di parlare in pubblico, aiutando altre donne a sviluppare la fiducia e le abilità necessarie per diventare delle comunicatrici più efficaci.

17 aprile 2011

Le strade di Cuba cambiano...

Per le strade dell'Avana sta succedendo qualcosa che non si vedeva da tempo: piccole imprese private stanno spuntando qui e là come funghi.

È il risultato della prima importante scossa al modello economico di tipo sovietico, vigente a Cuba sin dagli anni Sessanta, ma da tempo in crisi. Nell'isola, parlare di 'imprese privata' non è più il tabù di una volta.

Nella Cuba comunista, l'85% della popolazione è impiegata dallo Stato. Ma adesso il governo sta emettendo 250.000 licenze per gli aspiranti imprenditori. L'interesse all'iniziativa è enorme.

I nuovi imprenditori

Fino a qualche tempo fa, la signora Lazara lavorava presso un'azienda statale. Adesso ha un piccolo negozio e vende copie pirata di DVD e CD. “Non diventerò mai una milionaria, ma quest'attività è sufficiente per andare avanti tranquilla” dice alla BBC News.

Un'altra novità consiste nel poter affittare la propria casa alle piccole imprese.

09 aprile 2011

Il rinascimento haitiano: i giovani dipingono un nuovo Paese

Nonostante il devastante terremoto del 2010 e la povertà fisica, la gioventù haitiana si esprime riccamente attraverso l'arte, in particolare tramite la pittura.

L'organizzazione APROFISA (Association pour la promotion de la santé intégrale de la famille) si impegna nella promozione dei diritti umani. Dal 2009 sostiene un programma artistico-culturale a Carrefour-Feuilles, uno dei quartieri più poveri di Port au Prince.

Ogni giorno, una settantina di giovani dagli 8 ai 20 anni visitano l'atelier messo a disposizione da APROFISA. Non solo per imparare a disegnare e pitturare, ma anche e soprattutto per potersi esprimere, distrarre e divertire in una comunità pacifica.

28 marzo 2011

William, il ragazzo che cattura il vento e l'energia solare in Malawi

William Kamkwamba è nato nel 1987 in una tipica famiglia povera del Malawi. Va a scuola fino ai 13 anni, quando deve abbandonare gli studi per aiutare i genitori e i fratelli nei campi. Nel tempo libero, visita la piccola libreria del suo villaggio, dove trova un libro sull'energia eolica.

A 15 anni, il ragazzo autodidatta costruisce – da solo  – un mulino a vento. Lo fa seguendo le semplici istruzioni del libro Using Energy e utilizzando alberi di eucalipto, pezzi di una bicicletta e materiali raccolti in un deposito di rottami. E lo fa, soprattutto, credendo in sé stesso e senza lasciarsi scoraggiare da chi gli dava del matto.

Il mulino è semplicissimo, ma funzionante. William riesce a portare l'elettricità nella sua casa. Il suo sogno diventa così quello di costruire un mulino a vento ancora più grande per poter irrigare l'intero villaggio.

23 marzo 2011

L'incredibile rapporto uomo-natura: video e storie mozzafiato dagli ambienti più estremi del nostro Pianeta

La serie televisiva Human Planet, a cura della BBC in coproduzione con Discovery, è veramente impressionante.

È composta da otto episodi girati in più di 80 posti negli estremi del Pianeta Terra: l'artico, le montagne, gli oceani, le giungle, i deserti, le praterie, i fiumi, e perfino la giungla urbana.

Il filo conduttore delle storie raramente viste in TV e delle immagini filmate in alta definizione è il rapporto che lega il genere umano con la natura al giorno d'oggi.

20 marzo 2011

Zahida, la prima tassista donna del Pakistan

Da vent’anni guida tra i mercati affollati di Islamabad, fino ad arrivare alle terre tribali remote a nord del Pakistan, in una società completamente dominata dagli uomini.

Zahida Kazmi è acclamata come la prima tassista donna del Pakistan. Ha iniziato nel 1992 all’età di 33 anni. Era appena diventata vedova e aveva sei figli da sostenere.

Nonostante appartenesse a una famiglia conservatrice e patriarcale, Zahida decide di affrontare la situazione in modo indipendente, andando contro la volontà dei parenti.

Approfitta di un piano governativo che dà a chiunque la possibilità di comprare un taxi nuovo a rate accessibili.

12 marzo 2011

Haiti: case ecosostenibili dalle macerie del terremoto

In Haiti, dove più di un milione di persone vive in tende e alloggi temporanei in seguito al terribile terremoto del gennaio del 2010, stanno spuntando delle dimore piuttosto particolari.

Costruite con le macerie provocate dal sisma e con altri materiali trovati per strada, le “Earthship” sono delle case eco-sostenibili ideate dall'architetto alternativo americano Michael Reynolds.

Reynolds costruisce case sostenibili, fai-da-te e autosufficienti da più di trent'anni. Con il suo progetto Earthship Biotecture, promuove l'uso di materiali riciclati e di fonti energetiche rinnovabili nella realizzazione di edifici.

03 marzo 2011

Salsa colombiana: un dos tres.. Delirio!

Bogotà è la capitale politica e amministrativa della Colombia. Ma la capitale musicale e 'salsera' del Paese sudamericano è senz'altro Santiago de Cali, conosciuta semplicemente come Cali.

Cali è famosa a livello mondiale per le numerose salsotecas che infiammano la vita notturna della città e per i suoi ballerini, puntualmente premiati in Colombia e all'estero per la loro creatività e bravura.

Ma la protagonista assoluta è la tipologia di salsa che si balla a Cali – la salsa caleña per l'appunto – un ballo elettrizzante, caratterizzato da movimenti velocissimi, in particolare di gambe e piedi.

Purtroppo, Cali è anche conosciuta per la criminalità diffusa, spesso legata al traffico della droga e alle azioni della guerrilla marxista FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia).

Nella città ci sono varie ONG impegnate a tenere i cittadini lontani dalla malavita. Tra queste, c'è la Fundación Delirio, che offre a molti caleños la possibilità di perfezionare le loro capacità ballerine e di viaggiare, presentandosi non solo al pubblico colombiano ma anche a quello internazionale.

21 febbraio 2011

Da agricoltore a direttore generale di un’innovativa rete televisiva

Non chiamatelo mogul mediatico, è un'etichetta che non gradisce. Eppure, il nigeriano Alistair Soyode è il direttore generale di un’azienda televisiva che non smette di crescere. È anche il presidente di Jader Group Media, che pubblica due magazine su tecnologia e informazione di rilievo nel continente africano (Mobile Tech News ed Excel).

“Classificatemi come un agricoltore, perché è quello che ho studiato. Sono un agricoltore che è passato alla TV” dice in un intervista ad African Voices, programma di approfondimento della CNN sul continente nero.
Nel 2002, Soyode ha fondato Bright Entertainment Network (BEN) television, il primo canale televisivo dedicato all’Africa e ai Caraibi nel Regno Unito. Nove anni più tardi, il mix d'intrattenimento, notizie e sport fornito da BEN TV raggiunge un milione di spettatori al giorno.

Non male per un uomo che, anni fa, è arrivato in Inghilterra per diventare un calciatore professionista. Un sogno che non è riuscito a materializzare. “Non riuscivo a concentrami con il freddo e il clima, quindi ho deciso di fare i bagagli e trovare qualcos'altro da fare”. *Come ti capisco Alistair! (Nota dell'Autrice)*

13 febbraio 2011

Opera d'arte vivente nelle favelas di Rio de Janeiro

Le baraccopoli di Rio de Janeiro sono, per la maggior parte, caratterizzate da case di mattoni grezzi  senza intonaco, ammucchiate una sull'altra e arroccate sulle colline della metropoli. Mal viste e temute dal resto della città, le favelas sono afflitte dal degrado, dalla criminalità e da gravi problemi di igiene pubblica per la mancanza di acqua potabile e di sistemi di fognatura.

Ma gli abitanti della favela di Santa Marta hanno trasformato la loro comunità in una tela vivente, un caleidoscopio di colori.

Grazie all'idea di due artisti olandesi (Dre Urhahn e Jeroen Koolhaas) e al supporto offerto da una società di vernici brasiliana (Coral), l'iniziativa O Morro (la collina) ha coinvolto 34 edifici e circa 7.000 metri quadrati di spazio, trasformati in un'opera d'arte.

04 febbraio 2011

Tribu indigene sconosciute in Amazzonia: primo video aereo di un altro mondo

Sono immagini bellissime, che lasciano senza fiato. Le foto hanno già fatto il giro del mondo in pochi giorni, e ora è uscito il video unico ed esclusivo che documenta l'esistenza di tribu indigene sconosciute persino ai governi nazionali.

Jose Carlos Meirelles lavora da 40 anni per l'ente brasiliano FUNAI (Fundação Nacional do Índio), occupandosi di monitorare le tribu amazzoniche e di difendere i loro territori dagli invasori (bracconieri e taglialegna illegali).

Ha deciso di portare una troupe della BBC in un posto remoto nella foresta amazzonica tra Brasile e Perù per documentare e condividere, per la prima volta, la presenza di comunità che vivono in totale isolamento e di cui non si conosce niente. Gli operatori hanno usato degli zoom molto potenti per poter filmare a 1km di distanza,  minimizzando il disturbo.

"Senza prove della loro esistenza, il resto del mondo non farebbe niente per proteggerli. Non è nemmeno facile convincere i governi della loro esistenza. Ma un'immagine può valere più di mille report e documenti" dice Meirelles ai microfoni della BBC.

La decisione di esporre al mondo quella che potrebbe essere una delle 'ultime tribù' è scaturita dalle azioni del governo peruviano, che invece di prendere iniziative per espellere i taglialegna abusivi ha dichiarato che le tribu 'incontattate' sono un'invenzione degli ambientalisti.

31 gennaio 2011

La rivoluzione verde del Malawi: un modello per l'Africa?

Il mercato di Ekwendeni, nel nord del Malawi, è in fermento e sfoggia mille colori: montagne di manghi e banane, sacchi di farina e barattoli di fagioli  che luccicano al sole del pomeriggio. Ma sei anni fa la scena era molto diversa.

“Ai tempi della carestia, le persone non potevano vendere queste merci tranquillamente. Oggi, invece, c'è più sicurezza alimentare. L'offerta ha superato la domanda” sostiene Edgar Bayani, esperto locale di agraria che attribuisce la generosa fornitura alimentare a una giusta dose di pioggia e al programma di sussidi del governo.

Fino al 2005, il Malawi aveva sofferto 6 anni di scarsità alimentare, una situazione che si è ribaltata dopo l'introduzione dei sussidi agricoli nel 2006. Ma si tratta di una soluzione sostenibile? Secondo Bayani, no: “Il concime utilizzato rovina la fertilità e la struttura del suolo. In più, il programma è finanziato dai donatori, noi non possiamo sostenerlo economicamente.”

Un gruppo di ricercatori canadesi la pensa come Bayani e ha lanciato un progetto per lo sviluppo agricolo sostenibile chiamato Soils, Food and Healthy Communities (SFHC), che aiuta gli agricoltori locali a diversificare il raccolto.

26 gennaio 2011

La musica che unisce il Sudan, nonostante la guerra e il referendum

Il ritmo contagioso delle percussioni africane applicate al hip-hop contemporaneo incontra la melodia armoniosa di un classico oud mediorientale. Il linguaggio giovanile e un po' brusco di un rapper che si esprime in inglese, dinka e nuer, si unisce a un testo poetico cantato in arabo.

È la musica di 'Ceasefire' (tregua), una collaborazione musicale del 2005 tra Emmanuel Jal, giovane rapper dal Sudan meridionale, e Abdel-Gadir Salim, affermato cantante dal Sudan settentrionale. Tramite la musica, i due artisti cercarono di fare qualcosa per colmare il vuoto lasciato dagli insuccessi della politica.

Jal è nato all'inizio degli anni Ottanta nel sud del Paese. Pochi anni dopo viene reclutato dalla Sudanese People's Liberation Army (SPLA) e diventa un bambino soldato durante la seconda guerra civile del Sudan. Stanco degli orrori del conflitto, riesce a scappare con dei bambini-soldato in un altro campo  di ribelli, dove incontra una volontaria inglese che riesce a portarlo – clandestinamente – in Kenya.

20 gennaio 2011

Un gol per il Kenya: bambini di strada studiano, crescono e si divertono grazie al calcio

La situazione in Kenya, come nella maggior parte dei Paesi africani, può essere molto, molto difficile per i bambini appartenenti alle classi disagiate. Alcuni vivono e lavorano per strada, altri sono orfani e forzati a gestirsi da soli sin da piccini, non tutti hanno l'opportunità di divertirsi in modo sano e spensierato come dovrebbero.

Tra le numerose iniziative che mirano a educare e reintegrare i bambini nella società, ci sono quelle sportive. Come riconosciuto dall'ONU, lo sport e le attività ricreative sono modalità divertenti per apprendere valori e lezioni.

Lo sport promuove l'amicizia e la correttezza, il gioco di squadra e la disciplina, il rispetto per l'altro e altre qualità pratiche che aiutano un bambino a diventare un individuo consapevole e solidale, a imparare ad affrontare le sfide della vita e a sviluppare l'autostima e la capacità di leadership (Unicef Italia). 

La Victoria Soccer Academy (VSA) è una ONG keniota che cerca di facilitare il reinserimento sociale dei bambini (sia maschi che femmine) tramite il calcio in Kenya. Si occupa di ragazzi con disagi sociali, orfani e bambini di strada provenienti dalle periferie della capitale Nairobi e dal villaggio di Alwor (provincia di Nyanza, a sud-ovest del Paese), dove circa il 65% della popolazione è costituita da giovani sotto i 20 anni di età.

15 gennaio 2011

Niqab: il volto e la voce delle donne afghane in TV

“Avevo tanti piani per la mia vita. Ma appena ho visto l'uomo che avrei dovuto sposare, i miei sogni sono svaniti”. Saraya parla in modo sommesso e si torce nervosamente le mani. “Dissi a mio padre che non lo volevo sposare e gli chiesi: 'perché mi fai questo?' Mi rispose che avevo l'età giusta per il matrimonio e che la decisione spettava a lui, non a me”.

All'epoca lei aveva 15 anni e fu forzata a sposarsi con un uomo di 58 anni, un noto stupratore con tanto di fedina penale sporca.

Un tumulto di emozioni sgorga liberamente da Saraya che, nascosta dietro una maschera, racconta -come non ha mai potuto fare prima-  episodi della sua vita in uno studio televisivo.

Partecipa al nuovo e rivoluzionario programma afghano “Niqab” (La Maschera), nel corso del quale le donne possono condividere le loro esperienze ed esprimere le loro emozioni e opinioni senza paura, poiché protette da una maschera.

L'oggetto che copre il volto delle protagoniste è per metà blu pallido (il colore del burka) per simboleggiare l'oppressione delle donne, e per metà bianco per rappresentare l'innocenza delle stesse, spesso costrette a diventare mogli quando sono ancora bambine.

04 gennaio 2011

Juan de los Muertos: gli zombie invadono Cuba

A cinquant'anni di distanza dalla storica Revolución, una nuova rivoluzione sta per iniziare a Cuba. È quanto promette lo slogan di un film che uscirà nell'autunno del 2011 e che sta già riscuotendo un grande successo tra gli abitanti dell'isola – e non solo.

Juan de los Muertos fa parlare di sé per vari motivi. Primo: è un film cubano che non rispetta gli schemi osservati, tradizionalmente, dal cinema nazionale dell'isola comunista. Secondo: per essere un film locale e indipendente, ha un budget molto elevato per gli standard cubani (2.300.000 dollari). Terzo: è il primo film cubano... sugli zombie.

È una commedia-horror satirica e sanguinosa, che alternerà risate e smorfie di disgusto. Il regista Alejandro Brugues la descrive così: “È comunque un film molto 'cubano', che prende in giro il nostro modo di pensare e fare. Per esempio, ecco come reagiamo ai problemi: prima cerchiamo di ignorarli; poi proviamo a fare soldi sfruttando il problema; e infine ci buttiamo in mare e cerchiamo di scappare dal Paese. È proprio quello fanno i nostri eroi nel film”.