“Avevo tanti piani per la mia vita. Ma appena ho visto l'uomo che avrei dovuto sposare, i miei sogni sono svaniti”. Saraya parla in modo sommesso e si torce nervosamente le mani. “Dissi a mio padre che non lo volevo sposare e gli chiesi: 'perché mi fai questo?' Mi rispose che avevo l'età giusta per il matrimonio e che la decisione spettava a lui, non a me”.
All'epoca lei aveva 15 anni e fu forzata a sposarsi con un uomo di 58 anni, un noto stupratore con tanto di fedina penale sporca.
Un tumulto di emozioni sgorga liberamente da Saraya che, nascosta dietro una maschera, racconta -come non ha mai potuto fare prima- episodi della sua vita in uno studio televisivo.
Partecipa al nuovo e rivoluzionario programma afghano “Niqab” (La Maschera), nel corso del quale le donne possono condividere le loro esperienze ed esprimere le loro emozioni e opinioni senza paura, poiché protette da una maschera.
L'oggetto che copre il volto delle protagoniste è per metà blu pallido (il colore del burka) per simboleggiare l'oppressione delle donne, e per metà bianco per rappresentare l'innocenza delle stesse, spesso costrette a diventare mogli quando sono ancora bambine.
L'ideatore del programma è il ventottenne Sami Mahdi, ispirato dagli sforzi di sua madre, di cui dice: “Lei fa molto per aiutare le donne, ma nessuno la prende sul serio o considera le sue attività degne di attenzione.”
“Volevo uno show televisivo che permettesse alle donne di parlare delle loro difficoltà, della violenza e degli abusi che hanno sofferto a casa. È la prima volta che possono farlo in TV. Non so se possiamo fare una differenza nella vita delle vittime, ma spero che Niqab possa aiutare gli uomini afghani a cambiare mentalità e le donne a non sentirsi sole” dice Mahdi alla CNN.
Nello studio, il pubblico è formato da attivisti per i diritti umani e da un gruppo di esperti in materia legale e religiosa. “Il tuo matrimonio a un'età così giovane è contro l'Islam. Quello che faceva tuo marito va contro la religione e contro la legge” viene spiegato a Saraya, che è fuggita di casa con i tre figli.
Anche se la situazione è migliorata rispetto ai tempi del regime oppressivo dei Talebani, in Afghanistan le donne vengono trattate come merci da secoli.
Secondo un recente sondaggio della ONG afghana Women and Children Legal Research Foundation, almeno il 59% dei matrimoni è forzato. Di questi, il 30% sono matrimoni badal, o di scambio – gli uomini 'barattano' le loro figlie o sorelle per le donne di altre famiglie. Nel 17% dei casi, invece, una femmina è data in matrimonio per risarcire un danno commesso contro un uomo in un'altra famiglia.
All'epoca lei aveva 15 anni e fu forzata a sposarsi con un uomo di 58 anni, un noto stupratore con tanto di fedina penale sporca.
Un tumulto di emozioni sgorga liberamente da Saraya che, nascosta dietro una maschera, racconta -come non ha mai potuto fare prima- episodi della sua vita in uno studio televisivo.
Partecipa al nuovo e rivoluzionario programma afghano “Niqab” (La Maschera), nel corso del quale le donne possono condividere le loro esperienze ed esprimere le loro emozioni e opinioni senza paura, poiché protette da una maschera.
L'oggetto che copre il volto delle protagoniste è per metà blu pallido (il colore del burka) per simboleggiare l'oppressione delle donne, e per metà bianco per rappresentare l'innocenza delle stesse, spesso costrette a diventare mogli quando sono ancora bambine.
L'ideatore del programma è il ventottenne Sami Mahdi, ispirato dagli sforzi di sua madre, di cui dice: “Lei fa molto per aiutare le donne, ma nessuno la prende sul serio o considera le sue attività degne di attenzione.”
“Volevo uno show televisivo che permettesse alle donne di parlare delle loro difficoltà, della violenza e degli abusi che hanno sofferto a casa. È la prima volta che possono farlo in TV. Non so se possiamo fare una differenza nella vita delle vittime, ma spero che Niqab possa aiutare gli uomini afghani a cambiare mentalità e le donne a non sentirsi sole” dice Mahdi alla CNN.
Nello studio, il pubblico è formato da attivisti per i diritti umani e da un gruppo di esperti in materia legale e religiosa. “Il tuo matrimonio a un'età così giovane è contro l'Islam. Quello che faceva tuo marito va contro la religione e contro la legge” viene spiegato a Saraya, che è fuggita di casa con i tre figli.
Anche se la situazione è migliorata rispetto ai tempi del regime oppressivo dei Talebani, in Afghanistan le donne vengono trattate come merci da secoli.
Secondo un recente sondaggio della ONG afghana Women and Children Legal Research Foundation, almeno il 59% dei matrimoni è forzato. Di questi, il 30% sono matrimoni badal, o di scambio – gli uomini 'barattano' le loro figlie o sorelle per le donne di altre famiglie. Nel 17% dei casi, invece, una femmina è data in matrimonio per risarcire un danno commesso contro un uomo in un'altra famiglia.
Povere donne Grazie a Dio che sono nata ben lontano da questi paesi cosi orribile.
RispondiEliminaGrazie Bashiri Heri per far sapere alla gente cosa si passa con quelle povere donne.