02 novembre 2010

Guerrillas e paramilitari: lezioni dalla Colombia

“Per sconfiggere i cartelli della droga, le guerrillas marxiste e i paramilitari di destra (i problemi che hanno messo in ginocchio la Colombia negli anni ottanta e novanta), ci vuole la sicurezza. Senza la sicurezza, non puoi affrontare la povertà, costruire scuole e strade, o fare tutte quelle cose che rendono vivibile uno stato.” La pensa così il Brigadier Generale Alberto Jose Mejia Ferrero, comandante della 4rta brigata dell'esercito colombiano.

Secondo lui, la lezione colombiana andrebbe imparata da altri Paesi, come il Messico (intrappolato in una spirale di violenza legata alla droga) e l'Afghanistan (dove la strategia di contro-insurrezione assomiglia a quella già testata in Colombia).

Secondo le stime ufficiali del Governo, il numero di omicidi in Colombia è sceso da 28.837 nel 2002 a 15.817 nel 2009; mentre il numero di sequestri è sceso da 2.882 a 213 durante lo stesso periodo. Molte località hanno una storia positiva da raccontare.



Ad esempio la pittoresca cittadina di San Carlos, che si trova a 3 ore da Medellin (la seconda città più grande del Paese), tra montagne verdeggianti e laghi luccicanti. Dieci anni fa, era una città-fantasma in declino: più della metà dei suoi 20mila abitanti era scappata dai cartelli e dai paramilitari che controllavano le strade della città.

Oggi è una comunità prospera: secondo il giovane sindaco e le migliaia di cittadini che sono tornati a casa, la differenza principale tra ieri e oggi è la presenza dello stato. I militari e la polizia sorvegliano le strade e le zone rurali, si coordinando e parlano con la comunità.

Ma la situazione colombiana non è tutta rose e fiori. Le coltivazioni di coca sono diminuite di pochissimo, e i grandi cartelli di una volta sono stati rimpiazzati da piccoli network di trafficanti. I gruppi per i diritti umani denunciano che c'è ancora molto da fare anche per quanto riguarda gli omicidi extra-giudiziali per mano di alcuni militari. Ma le acque si stanno smuovendo anche qui: più di 1.300 casi sono sotto processo, e molti militari stanno scontando del tempo in carcere per le uccisioni ingiustificate.

Spesso, per vincere la lotta contro i cartelli, le guerrillas e i paramilitari ci vuole qualcosa di più oltre all'invio di militari. Un esempio di successo viene da Santo Domingo, uno dei quartieri più poveri di Medellin. Fino a qualche anno fa, era considerato un dei posti più pericolosi del Paese. Oggi, molto è cambiato grazie ai nuovi programmi educativi e agli investimenti nell'infrastruttura scolastica (incluso una biblioteca e un centro culturale per i locali).

“Ci dobbiamo chiedere perché i giovani decidono di entrare per la porta che si affaccia solo sulla violenza e la morte, e dobbiamo fornir loro un'altra porta, una che conduce all'educazione e alle opportunità. È l'unica via per indebolire le gang e rafforzare lo stato” dice l'ex-sindaco di Santo Domingo.

A Medellin c'è una scuola dove più della metà degli studenti sono ex-combattenti, sia di destra che di sinistra, di tutte le età. Si siedono nelle stesse aule per imparare a leggere e scrivere, per studiare la matematica e altre materie. È uno dei risultati positivi del programma di smobilitazione del governo: gli ex-combattenti depongono le armi e parlano delle loro attività precedenti in cambio di incentivi finanziari e di altri tipi di assistenza per ricostruirsi la vita dalla parte giusta della legge.

Sicurezza, smobilitazione e ricostruzione dell'infrastruttura civile. Lezioni utili per il Messico e l'Afghanistan?


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