In alcune parti dell'Iraq, purtroppo, si registrano ancora violenti scontri. Ma i cittadini cercano di rilanciare il sistema socio-economico tramite delle iniziative. Una di queste, è promuovere mete turistiche in luoghi non colpiti dal conflitto.
Il Kurdistan, per esempio. Situato a nord, il Kurdistan iracheno è una regione federale dotata di autonomia politica. La natura offre panorami spettacolari e un'ampia gamma di attività sportive: trekking, rafting, kayaking, escursioni in bicicletta o tranquille passeggiate.
Certo, con l'immagine dell'Iraq diffusa dai media sin dal 2003, non è facile persuadere gli stranieri a visitare il Paese. “[...] Per attrarre visitatori questo territorio è presentato, sia nelle réclame sia nei cataloghi dei tour operator, come «L’altro Iraq». Un'oasi di relativa pace e serenità dove, a differenza delle altre martoriate regioni del Paese mediorientale, regna la stabilità, la prosperità e, soprattutto, la sicurezza.” Lo scriveva il Corriere della Sera già nel 2008.
Un giornalista della BBC ha recentemente pubblicato un articolo nel quale condivideva la sua esperienza nell'Iraq settentrionale. Dopo aver girato spesso per l'Iraq 'mediatico' arido e piatto, al visitare il Kurdistan è rimasto colpito dall'altro Iraq: montagne verdeggianti, aria fresca, fiumi turchesi, flora e fauna molto particolari. Nell'articolo, il giornalista descrive la sua prima esperienza di rafting, un alternarsi di momenti rilassanti e di pura adrenalina nel fiume Zab (nelle foto).
A fargli da guida turistica c'era Azzam Alwash, ambientalista e operatore turistico iracheno-americano già protagonista di una serie di iniziative in Iraq, come la bonifica e riabilitazione delle paludi al sud del Paese. La sua attenzione è ora concentrata in Kurdistan, che spera di promuovere come un'oasi di pace per gli eco-turisti.
La parte iniziale del suo piano consiste nella sensibilizzazione delle amministrazioni e dei cittadini locali sull'importanza di un'adeguata gestione dei rifiuti. I fiumi vicino alle città, infatti, sono purtroppo delle discariche a cielo aperto. Azzam crede che l'eco-turismo potrebbe essere una parte della soluzione: se la gente inizia ad apprezzare la natura dal punto di vista dei fiumi, penseranno due volte prima di buttare bottiglie e spazzatura in acqua, e magari inizieranno a fare più pressione sul governo per ripulire l'ambiente.
La seconda fase del piano di Azzam è più controverso. Lui stesso lo definisce una specie di 'ossimoro'. I primi eco-turisti che l'operatore spera di attrarre sono, infatti, “i ricchi” del settore petrolifero, specie quelli che hanno tanti soldi che non possono o non sanno come spendere in città come Basra e Kirkuk. Il petrolio è un affare sporco, ma niente fermerà lo sviluppo di questo settore in Iraq: “Il mondo ha bisogno del petrolio e l'Iraq ha bisogno di soldi”, afferma Azzam.
In modo pragmatico, l'ambientalista educa i locali sulla necessità di sviluppare le fonti combustibili irachene e di proteggere la natura allo stesso tempo, tramite l'attivismo partecipativo nei processi politici e la promozione di progetti che, come l'eco-turismo, hanno bisogno di un ambiente pulito e sostenibile per generare benefici socio-economici a livello locale e nazionale.
Mi auguro che il turismo possa rappresentare la giusta occasione per questo paese di ripartire sulla strada della democrazia ma anche dell'indipendenza da qualsiasi intromissione esterna!
RispondiEliminaCiao agriturismo, grazie per il tuo commento! :)
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